Grande indignazione ha suscitato la dichiarazione di Cecilie Hollberg, direttrice dell’Accademia di Firenze, che in occasione della presentazione alla stampa del bilancio 2023 e del programma 2024, ha espresso grande preoccupazione per la città schiacciata dal turismo. “Se giro in città vedo che rispetto agli ultimi 8 anni si è alienata dalle sue origini. Non troviamo più un negozio, una bottega normale ma solo cose esclusivamente per turisti con gadget e souvenir..” Per poi finire usando senza dubbio espressioni forti e crude “Una volta che una città è diventata meretrice sarà difficile farla tornare vergine”.
Ovviamente tutta l’attenzione dei mass media si è concentrata solo sull’ultima affermazione, con le inevitabili reazioni indignate di esponenti politici e ministri. Forse era il caso di valutare con più attenzione e rispetto il senso e il contenuto di affermazioni provenienti da una studiosa, esperta di arte, che ama la città dove vive e lavora. E considerare la sua denuncia per quello che è, un allarme rosso per la desertificazione dei centri storici che si stanno spopolando di cittadini, e una città senza cittadini, quindi senza una comunità, non è più una città.
I monumenti e le opere d’arte si sviliscono al rango di attrazioni da luna park per un turismo massificato, mordi e fuggi che non porta vero benessere e trasforma i palazzi storici in degradanti ostelli .
Fare finta di non vedere e di non sapere che sta avvenendo, sotto i nostri occhi, questa gigantesca trasformazione che non riguarda solo l’Italia, ma che vede l’Italia particolarmente esposta per l’attrazione turistica delle sue molteplici città d’arte, è cosa molto grave e scellerata.
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